Il ruolo del dietologo nella gestione dell’artrosi

Questa sezione è stata curata dalla Dr.ssa Daniela Delle Piane Specialista in Dietologia.

L’artrosi è una malattia degenerativa delle articolazioni caratterizzata da un deterioramento progressivo della cartilagine articolare, spesso accompagnata da dolore, rigidità e limitazione funzionale. Sebbene la terapia dell’artrosi sia principalmente di tipo medico e fisioterapico, il supporto di un dietologo può giocare un ruolo fondamentale nel miglioramento della qualità della vita del paziente, nel rallentamento della progressione della malattia e nella gestione dei sintomi.

Controllo del peso corporeo

Uno dei principali interventi del dietologo riguarda il controllo del peso. Il sovrappeso e l’obesità rappresentano fattori di rischio importanti per lo sviluppo e l’aggravamento dell’artrosi, in particolare a carico delle articolazioni portanti come ginocchia, anche e colonna vertebrale. Un eccesso di peso comporta un sovraccarico meccanico che accelera l’usura delle cartilagini, unito ad un aumento dello stato infiammatorio sistemico, poiché il tessuto adiposo rilascia comunemente citochine pro-infiammatorie. Il dietologo può aiutare il paziente a definire un peso forma realistico e personalizzato, impostare un programma alimentare bilanciato per ottenere una perdita di peso graduale e sostenibile, prevenire le carenze nutrizionali durante le fasi di calo ponderale.

Altri Comportamenti Correttivi: Abitudini da Evitare

Oltre alla dieta e all’esercizio fisico, ci sono altri comportamenti che possono influire negativamente sulla salute ossea e articolare. Il fumo è uno dei principali nemici delle ossa, poiché riduce l'assorbimento di calcio e interferisce con la produzione di vitamina D, accelerando il processo di perdita di densità ossea. Allo stesso modo, un consumo eccessivo di alcol può indebolire le ossa e aumentare il rischio di fratture.

Modulazione dell’infiammazione attraverso l’alimentazione

L’artrosi è accompagnata da uno stato infiammatorio cronico di basso grado. Esistono alcuni alimenti che possono contribuire a ridurre l’infiammazione o, al contrario, ad aggravarla. Il dietologo può guidare il paziente nella scelta di una dieta antinfiammatoria, che può essere ricca di Omega-3 (come in pesce azzurro, semi di lino, noci), frutta e verdura colorata, fonti di antiossidanti e fitonutrienti; cereali integrali e legumi, ricchi di fibre e a basso indice glicemico; spezie come curcuma e zenzero, dalle proprietà antinfiammatorie. Parallelamente, è importante ridurre il consumo di zuccheri semplici e dolci industriali, grassi trans e saturi (fritti, carni lavorate, snack), alcol e bevande zuccherate; cibi ad alto indice glicemico, che favoriscono picchi insulinici e infiammazione.

Miglioramento della composizione corporea

Un altro obiettivo del dietologo è aiutare il paziente a migliorare la composizione corporea, riducendo la massa grassa in eccesso e preservando la massa magra. Questo è particolarmente importante nei pazienti artrosici, che a causa del dolore tendono a ridurre l’attività fisica e quindi possono sviluppare sarcopenia (perdita di massa muscolare), con conseguente peggioramento della funzionalità articolare. Attraverso un’alimentazione ricca di proteine di qualità, integrata eventualmente con supplementi (come la vitamina D o il collagene, se indicato), il dietologo può sostenere la salute muscolare e articolare del paziente.

Educazione alimentare e personalizzazione

Ogni paziente artrosico è unico: il dietologo lavora per personalizzare la dieta in base alle condizioni cliniche (presenza di diabete, ipertensione, intolleranze, ecc.), alle abitudini alimentari, alla cultura e alle preferenze del paziente. Inoltre, il dietologo svolge un ruolo fondamentale nell’educazione alimentare: insegna al paziente a leggere le etichette, a scegliere alimenti sani, a cucinare in modo corretto e a costruire uno stile di vita sostenibile nel tempo.

Conclusione

Il supporto del dietologo al paziente artrosico non si limita alla perdita di peso: comprende una presa in carico globale dell’alimentazione e dello stile di vita, con l’obiettivo di ridurre l’infiammazione, alleggerire il carico articolare, migliorare la funzionalità e la qualità della vita.

In un approccio multidisciplinare alla cura dell’artrosi, la figura del dietologo si rivela quindi un alleato prezioso per il benessere del paziente, contribuendo in modo concreto alla gestione della malattia e alla prevenzione delle sue complicanze.

Nuovi prodotti farmacologici per il calo ponderale ed il trattamento della sindrome metabolica

Nel contesto terapeutico attuale, i farmaci destinati alla perdita di peso rappresentano una svolta significativa nella gestione dell'obesità e delle sue comorbidità. Tra questi, i più recenti e promettenti appartengono alla classe degli agonisti del recettore GLP‑1, tra cui semaglutide, liraglutide e tirzepatide (Mounjaro), supportati da evidenze crescenti non solo per la riduzione del peso corporeo, ma anche per il miglioramento di varie condizioni croniche.

Questi farmaci, agendo in maniera simile all’ormone GLP‑1 prodotto naturalmente, inducono una sensazione di sazietà prolungata, rallentano lo svuotamento gastrico e modulano l’appetito, portando a una significativa diminuzione dell’apporto calorico. Gli effetti clinici rilevanti includono una riduzione del peso totale corporeo compresa fra il 15 e il 22 percento nell’arco di circa un anno, come riportato nei principali studi clinici su semaglutide e tirzepatide.

Oltre alla perdita di peso, questa categoria farmacologica mostra benefici sistemici: miglioramento del controllo glicemico, riduzione delle complicanze cardiovascolari, diminuzione della pressione arteriosa, miglioramento del metabolismo lipidico e progressi in condizioni come la steatosi epatica non alcolica, l’apnea ostruttiva del sonno, la sindrome dell’ovaio policistico e la malattia renale cronica.

In relazione all’osteoartrosi, numerosi studi indicano che la riduzione ponderale ottenuta con GLP‑1 agonisti comporta una diminuzione dello stress meccanico sulle articolazioni, con conseguente miglioramento dei sintomi dolorosi, in particolare nel ginocchio. Uno studio di coorte internazionale ha mostrato che pazienti obesi che assumono farmaci della classe GLP‑1 presentano un rischio inferiore di sviluppare artrosi, con una maggiore protezione associata all’uso di tirzepatide rispetto a semaglutide. Negli utilizzatori di queste terapie si osserva anche un rallentamento della perdita cartilaginea, minore consumo di terapie intra-articolari e minor ricorso all’intervento chirurgico.

Sebbene parte dei vantaggi sia attribuibile principalmente al calo ponderale, esistono evidenze precliniche e osservazionali che suggeriscono effetti diretti sui tessuti articolari: attività antinfiammatoria, protezione dei condrociti e preservazione della matrice extracellulare. Tuttavia, è ancora necessario consolidare tali osservazioni attraverso studi clinici più ampi e mirati.

La sicurezza d’uso di questi farmaci è generalmente buona, ma non priva di criticità. Gli effetti avversi più comuni riguardano il tratto gastrointestinale (nausea, vomito, diarrea, stitichezza) e reazioni nel sito d’iniezione. Vi è inoltre un’avvertenza regolatoria sulla possibile associazione con tumori delle cellule C della tiroide, con specifiche controindicazioni per pazienti con anamnesi familiare o personale di carcinoma midollare tiroideo o sindrome da neoplasia endocrina multipla di tipo 2.

In conclusione, i farmaci per il dimagrimento come quelli appartenenti alla classe degli agonisti del recettore GLP‑1 rappresentano una risorsa terapeutica rilevante per affrontare l'obesità e le patologie ad essa associate, tra cui l’osteoartrosi. La combinazione tra perdita di peso, miglioramento metabolico e potenziali effetti protettivi sulle articolazioni ne sottolinea il valore clinico. Occorre tuttavia un utilizzo ponderato, guidato da valutazione medica approfondita, con monitoraggio dei possibili effetti collaterali e indicazioni personalizzate.